Non avrei mai creduto di poter incontrare Ennio Morricone nella mia vita.

Lo vidi entrare un giorno di fine settembre negli studi in cui provavamo per un grande spettacolo all’Arena di Verona.
Io ero assistente alla direzione d’orchestra del Maestro De Amicis. Lo accogliemmo in un bar modesto, l’unico che ci fosse negli studi.
Lui salutò tutti con grande educazione, prese un cappuccino caldo, anche se di caldo ne faceva già tanto a Formello.

Marco segue le prove del Maestro Ennio Morricone.

Ricordo ancora com’era vestito, ricordo l’incedere lento ma sicuro dei passi. Avrebbe diretto un brano di Gianni Morandi che aveva arrangiato ai tempi dell’RCA e anche il Tema di Debora da C’era una volta in America, quel pezzo che conoscevo a memoria dall’Università. Avevo iniziato a tremare già quando avevamo ricevuto gli spartiti originali, ma alla prima nota delle viole, che seguivano il suo gesto quasi impercettibile, rimasi senza fiato.
Ero lì accanto a un monumento di cui conoscevo tutto, non ero sicuro di essere sveglio.

Rimasi a qualche metro dal podio per tutte le prove, pronto ad ascoltare qualsiasi richiesta e a non fargli mancare niente.
Ci fece sorridere tante volte, sentiva un suono impreciso sull’intro del tema di Sacco e Vanzetti, ne scherzammo insieme e ricordiamo quelle sue battute ad ogni cena, ma essere un musicista e suonare di fronte a Morricone non dev’essere stato semplice.

“State tranquilli, oggi è così, ma poi lì sarò io che seguo loro.”
In questa frase ho trovato la metafora della sua vita da arrangiatore e compositore, il suo mettersi a servizio della musica, rimanendo sempre un passo indietro.

Gianni Morandi, Ennio Morricone, G.Marco Mazzi, Leonardo De Amicis e Marco Vito (2013).

Il suo gesto alla direzione era leggero, delicato, mai enfatizzato, come se non volesse essere troppo protagonista, del resto a cosa gli serviva? Quella musica era già la sua, ne conosceva ogni nota e ogni respiro.
Era sua e l’ha fatta diventare nostra.

Andò via salutando tutta l’orchestra, e nell’aria rimase quella magia che non puoi spiegare, ma che ancora oggi mi attraversa ogni volta che ripenso a quel giorno, e alla fortuna immensa di averlo incontrato.
Ci rivedemmo in Arena, provò una sola volta, noi sempre attaccati al podio per non perdere un solo secondo d’insegnamento dal Maestro.
Sapevo che stavo vivendo qualcosa che avrei raccontato per il resto della mia vita, e così è stato.

Marco con il Maestro Ennio Morricone nel 2013.

Quando alla Sapienza studiavo per l’esame di Storia della Musica per Film, avevo divorato i capitoli che parlavano di lui, riascoltato ogni singolo frammento dei suoi capolavori per ritrovare ciò che avevo letto sulle pagine, perché la musica devi ascoltarla per capirla.

Ho visto ogni film per cui aveva scritto, molti li ho poi rivisti centinaia di volte, il tema di Debora mi ha accompagnato nelle notti insonni per un’intera estate. Ho riascoltato le canzoni che aveva arrangiato quando lavorava per l’RCA, anche i tormentoni pop, da Abbronzatissima a Se Telefonando, da Sapore di Sale a Quando finisce un amore.
Tutti portavano la sua firma, neanche così nascosta a un orecchio che avesse voluto cercare la sua idea, quella “cellula melodica” che è cosi bella da raccontare a chi sta ascoltando la sua musica con te.

Ho pianto tante volte riascoltando The Mission, e quando ne leggevo la spiegazione, quando capivo come e perché avesse scelto quegli strumenti, quelle voci, quelle sovrapposizioni, rimanevo sempre senza parole: lui aveva un chiaro messaggio da comunicare e sapeva esattamente come farlo con la musica.

La sua vita rimane un insegnamento di totale dedizione all’arte e alla musica, il modo in cui ha vissuto senza alcun divismo pur essendo a conoscenza di essere una leggenda è un’antologia di umiltà.

Grazie a Ennio Morricone per averci insegnato così tanto, ma soprattutto per averci lasciato la sua musica assoluta, quella che non scomparirà mai così come la grandezza del suo genio.
Mi sento un privilegiato, per averlo incontrato, conosciuto, e aver respirato la musica che dirigeva, ho assistito ad alcuni momenti di un gigante dell’umanità, e ne sarò grato per sempre alla vita.

Buon viaggio Maestro.